Quasi la metà delle imprese non supera i 5 anni di vita

Quasi la metà delle imprese non supera i 5 anni di vita

Il Messaggero – 27 maggio 2012

Il problema non è nascere. Ma sopravvivere, piuttosto. InfoCamere traccia una radiografia del tessuto imprenditoriale italiano e scopre che ben quattro attività su dieci non arrivano a soffiare sulle candeline che celebrano il quinto compleanno. Si calcola che solo il 58% delle aziende nate nel 2006 era ancora in vita nel 2011.


Michele Di Branco

Il problema non è nascere. Ma sopravvivere, piuttosto. InfoCamere traccia una radiografia del tessuto imprenditoriale italiano e scopre che ben quattro attività su dieci non arrivano a soffiare sulle candeline che celebrano il quinto compleanno. Si calcola che solo il 58% delle aziende nate nel 2006 era ancora in vita nel 2011. E i numeri dicono che la situazione, ai tempi della crisi, si è molto deteriorata. Infatti, il confronto con il quinquennio precedente mostra che le imprese nate nel 2001 e vissute almeno fino al 2006 erano il 61,7%. E dunque il tasso di sopravvivenza, negli anni più duri della recessione, si è ridotto di oltre tre punti percentuali (-3,3%). Tasse, burocrazia, la concorrenza sempre più aggressiva dei mercati dell’est: le ragioni che accorciano l’esistenza delle imprese nazionali sono molte. E colpiscono ad ampio raggio. Anche se con alcune, non indifferenti, sfumature territoriali. Lo studio, realizzato sulle aziende iscritte al registro delle imprese gestito dalle Camere di Commercio, testimonia che l’area più colpita dalla crisi appare il mezzogiorno che, rispetto al 2006, ha registrato un crollo nella probabilità di sopravvivenza di 5,3 punti percentuali, seguita dal nord-est e dal nord-ovest che hanno superato entrambe la soglia dei 4 punti in meno attestandosi rispettivamente a -4,9 e -4,1. L’unica nota positiva è rappresentata dal Centro, che ha invece visto aumentare di 2 punti la percentuale delle imprese ancora in vita dopo un lustro passando dal 57,4% del 2006 al 59,5% del 2011. C’è comunque da segnalare che il mezzogiorno, pur rappresentando l’area che, tra le due fasi temporali prese in esame, ha evidenziato la differenza negativa più marcata, rimane comunque la circoscrizione, rispetto alle altre aree del Paese, con la percentuale più alta di imprese che sopravvivono dopo i 5 anni, sfiorando il 61%. Di molto inferiore, da questo punto di vista, il dato del nord-ovest con il 55,7%. Quanto all’analisi dei dati per forma giuridica, appare evidente la ridotta capacità di resistenza sul mercato delle ditte individuali rispetto ad altre tipologie. Al 2011, le ditte individuali sopravvissute dopo 5 anni di attività hanno sfiorato il 57%, contro il 59% e oltre il 62% registrato rispettivamente dalle società di persone e dalle società di capitali. Confrontando i valori 2011 con quelli 2006 si scorge comunque che la percentuale delle imprese che sopravvive dopo 5 anni è diminuita sia per le società di persone, passando dal 60,9% al 56,9%, sia per le ditte individuali, dove la riduzione, particolarmente significativa, è stata pari a quasi 7 punti percentuali passando da un valore 2006 pari a 63,7% al 56,9% del 2011. Inoltre, se da un lato il numero delle imprese individuali che sopravvivono a distanza di cinque anni si riduce con il passare del tempo, dall’altro le società di capitale rappresentano la forma giuridica più vitale rispetto al recente passato. Il loro tasso di sopravvivenza si è molto rafforzato: pesava il 57,9% nel 2006, ha raggiunto il valore del 62,5% nel 2011. La crisi generale, peraltro, sta tutta nell’ultimo bilancio diffuso da InfoCamere. Nel primo trimestre del 2012, si è allargata la forbice della vitalità delle imprese tra chi sceglie di entrare sul mercato creando una nuova attività (sono stati in 120.278 tra gennaio e marzo) e chi, al contrario, ne è uscito (in tutto, 146.368).

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